Davanti ad alcune questioni che sembrano insolubili, e a causa di situazioni che sembrano non cambiare mai, e prostrato dall’apparente indifferenza altrui, ho ceduto alla tentazione di dire: “Basta! Tanto non serve a nulla! Non ne vale proprio la pena! Le cose non cambieranno mai!”. Anche se qualche giorno prima, commentando una pagina di Vangelo avevo detto che non bisogna mai ragionare così. Sono caduto nella trappola della tentazione. Nel peccato della sfiducia, della rassegnazione, e forse anche della superbia, ritenendomi migliore degli altri.
Poi questa Parola del Signore, nella liturgia quotidiana:
Duri sono i vostri discorsi contro di me – dice il Signore – e voi andate dicendo: “Che cosa abbiamo detto contro di te?”. Avete affermato: “È inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall’aver osservato i suoi comandamenti o dall’aver camminato in lutto davanti al Signore degli eserciti? Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti”. Allora parlarono tra loro i timorati di Dio. Il Signore porse l’orecchio e li ascoltò: un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome. Essi diverranno – dice il Signore degli eserciti – la mia proprietà particolare nel giorno che io preparo. Avrò cura di loro come il padre ha cura del figlio che lo serve. (Malachia 3,13-17)
E mentre i meteorologi annunciavano l’arrivo del freddo e scendeva la sera, il mio cuore si è scaldato alla luce della tua tenerezza, o Signore. Grazie! E senza attendere domani, già ora, mi rimetto in cammino con entusiasmo. A servizio tuo. Grazie!