Ho letto alcuni commenti all’omelia che l’arcivescovo di Milano ha pronunciato in occasione delle esequie di Silvio Berlusconi.
L’omelia (la predica), che segue la proclamazione della Parola di Dio (le letture), offre una chiave di lettura di ciò che si sta vivendo. Nel caso di un funerale, chi presiede (il prete) dovrebbe aiutare l’assemblea (la gente) a meditare sull’evento della morte e sul senso della vita, offrendo la speranza fondata sulla morte e risurrezione di Gesù Cristo, che è Dio. L’intenzione sarebbe quella di mettere in relazione la vita e la fede, nella concretezza dell’esistenza.
Sulla vita di Silvio Berlusconi, come sulla vita di tutti noi, attraverso la liturgia, la Chiesa ha pronunciato un insegnamento, che riassumo citando semplicemente alcuni brani delle letture proclamate.
«Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre». (cfr. Daniele 12, 1-3).
«Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male». (cfr. 2Corinzi 5, 1.6-10)
Sulla modalità del giudizio, ci svela qualcosa Gesù: «Tutto ciò̀ che il Padre mi dà, verrà̀ a me: colui che viene a me, io non lo caccerò̀ fuori, perché́ sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà̀, ma la volontà̀ di colui che mi ha mandato» (cfr. Giovanni 6, 37-40). Dio non gode nell’infliggere punizioni, ma al contrario soffre per chiunque si perda. Come un padre buono.
Il vescovo Mario, a mio avviso, ha provato a leggere alla luce della Parola di Dio quell’evento particolare, che era il funerale di un personaggio particolare.
Cosa si può dire di ogni uomo e di ogni donna?
Tutti siamo un desiderio di vita e un desiderio di amore e un desiderio di gioia, «che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento». Un desiderio di vita e di amore e di gioia, che ha Dio come fondamento. Un desiderio di vita e di amore e di gioia, che, ogni giorno e nell’ultima ora, è sottoposto al giudizio di Dio, come parola definitiva.
Ogni uomo e ogni donna dà la sua risposta a questo desiderio. Molte risposte sono belle, altre brutte. Buone o cattive. Alcuni pensano solo a se stessi, altri si spendono per il bene del proprio prossimo. Scegliamo i nostri modelli di riferimento, i nostri schemi, le nostre strategie. Le nostre risposte.
Silvio Berlusconi è stato un uomo d’affari, un politico e un personaggio pubblico. Ha fatto affari, è stato un uomo di parte, lo hanno applaudito o lo hanno detestato – ha rilevato l’Arcivescovo. «Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento». Nell’ora del congedo e della preghiera, non si devono esprimere giudizi, in un senso o nell’altro: «è un uomo e ora incontra Dio», al quale spetta l’ultima parola di giudizio e di compimento.
Alcune reazioni a queste parole mi hanno ricordato uno dei racconti con cui Gesù prova a rivelarci il cuore di Dio.
Dio è come un padrone che all’alba prende a giornata alcuni operai, ai quali promette la giusta paga. E ne assume altri, dalla mattina alla sera, promettendo a ciascuno il giusto. Alla sera, il padrone chiama tutti e dà a tutti la stessa paga, suscitando la mormorazione di quelli che avevano lavorato di più.
«Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi”» (cfr. Matteo 20,1-16).
Personalmente, non proporrei a nessuno Silvio Berlusconi come esempio da imitare. Ma è un mio giudizio. Non mi piace il modello sociale, culturale e politico che ha voluto promuovere nel nostro paese. Ma è un mio giudizio. Secondo me, non è stato neppure un buon esempio di vita cristiana. Ma è un mio giudizio.
Da credente, sono convinto, che Dio ha l’ultima parola sulla nostra vita e fa quel che vuole. Da credente devo accogliere il suo giudizio e non pretendere che Lui si adegui al mio.
E se volesse usare una misericordia smisurata per qualcuno, me ne rallegrerei, poiché di quella misericordia ho bisogno anche io. Una misericordia di Dio “divisiva”, come si ama dire oggi, come una spada che attraversa la storia di tutti. Dio sempre scandalizza i perfetti e consola noi peccatori, perché nel suo cuore di Padre «gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».