Gesù muore e dona sua Madre alla Chiesa, come modello di fede e madre di speranza. Gesù muore e perdona, poiché la Misericordia rimanesse legge suprema per la Chiesa. Gesù muore e sperimenta l’abbandono del Padre, affinché non gli fosse estranea più alcuna solitudine.
Gesù muore e ha sete, poiché non gli fosse sconosciuta l’arsura di ogni uomo e ogni donna.
Gesù muore e, gridando, come un rombo di tuono, emette il suo ultimo respiro, soffia nelle narici della storia, affinché possa germogliare la nuova creazione; manda lo Spirito ai suoi amici, perché non siano mai più soli.
Gesù muore lasciando alla Chiesa i Sacramenti perché anche noi possiamo crescere nella santità, godendo per sempre della sua presenza.
Domani la Chiesa rimane in silenzio. Non si agita, non celebra, non insegna. Domani la Chiesa rimane in silenzio e ferma, come il suo Signore, nel sudario. Come Maria, sua Madre, che lo contempla tenendolo tra le braccia, in adorazione.
Quanta agitazione nelle nostre giornate. Quanta frenesia nelle nostre cose da fare. Quanto correre senza arrivare da nessuna parte. Quanta confusione di idee, di immagini, di parole, che si rincorrono e ci confondono. Quanto rumore ci impedisce di ascoltare noi stessi, gli altri e persino Dio.
Gesù ci dona la grande lezione della sua immobilità. Del suo silenzio. Davanti ad una civiltà rumorosa, agitata e inconcludente.
Lo contempliamo apparentemente inerme. Apparentemente morto. In attesa della nostra risposta di Amore. Apparentemente morto davanti alle nostre apparenze di vita, egli non smette di ascoltare il palpito del mio cuore e di penetrare i segreti del mio sguardo. Che non smette di essere disponibile ad incontrarmi, a consolarmi, a donarmi il bacio della Speranza.
Davanti a Lui vogliamo deporre ogni dolore e ogni desolazione, a lui vogliamo consegnare ogni lacrima e ogni affanno. A Lui vogliamo gridare la nostra resa incondizionata davanti a questo mondo che non ci piace più. A Lui vogliamo segretamente confessare il desiderio di risorgere da tutto.
Contempliamo allora il sepolcro, quale terreno fertile che accoglie il seme, promessa di un raccolto abbondante di speranza e coraggio.
Questa promessa di vita e di felicità faccia crollare le nostre misere presunzioni. E il pesante masso che all’alba sarà rotolato via ci renda disponibili alla Verità, liberi nella ricerca di Felicità. Meno ricchi, ma più veri. Meno sicuri, ma più umani. Più indifesi, ma anche più disponibili ad abbandonarci all’Amore vero, quello che apparentemente sembrava perduto, quello che ci raccoglie, ci rimette in piedi e con il sorriso di Dio ci restituisce la Vita e la vera prosperità.