Era notte da diverse ore e su twitter ci si scambiava spunti per l’omelia domenicale. Un po’ per gioco e un po’ sul serio, perché è complicata la domenica della festa della Trinità. Tra me, don Tommaso e Giulia. E come se non bastasse avevo anche da mettere a punto la relazione per l’indomani sulla formazione alla liturgia. Poi mi sono ricordato del tuo sms.
“Pensavo a come dev’essere amare qualcuno che c’è sempre, con la certezza costante di essere sempre amato. A prescindere dalla fede, credo debba essere bellissimo. Non avere mai paura della perdita, lo smarrimento e il senso di vuoto che comporta. Sapere che qualcuno, dall’altra parte, ti salverà dal precipizio… Io ti invidio molto, nel migliore dei sensi ovviamente. Solo questo pensiero oggi è riuscito a strapparmi un sorriso. Grazie”.
Ancora ho i brividi provocati dal suono di queste tue parole. Perché anche io sconto la paura della perdita, lo smarrimento e il senso di vuoto che comporta. Ogni giorno. E soprattutto in questi giorni in cui sono chiamato a difendere la Chiesa, comunità dei credenti, che appare infiacchita dai nostri tradimenti. Sono stanco delle solite parole, della miopia, delle banalità, dell’incoerenza.
Sono inviperito da come la meschinità di pochi di noi, sporchi la fatica, la passione e la santità di tanti di noi. Non ho più voce, se non per interrogarmi sul male che faccio io. Sulle mie scelte incoerenti. Come un macigno sulle spalle. Mi verrebbe da lasciar perdere e buttare via tutto, anche solo per non sentir parlare più di corvi, Ici, Vaticano, frati, preti, suore… Davvero sono stufo. Addolorato. Ferito.
Ma non mi sento solo! In questo hai ragione. Con la certezza costante di essere sempre amato… Sapere che qualcuno, dall’altra parte, mi salverà dal precipizio.
Questo è il mistero della Trinità! L’Essere eterno che si fa conoscere attraverso la sua prossimità, prima che per la sua onnipotenza. L’Amore eterno, e quindi vero, che mi abbraccia fino a rendermi figlio. Di una figliolanza, anch’essa eterna. Che non mi potrà mai essere tolta. Che non potrà mai essere annullata. Che rimane fedele anche davanti ai miei rinnegamenti. Che rende nuova la mia vita, la mia Chiesa, le relazioni personali. Che mi disillude dalla pretesa di salvarmi da solo, di essere felice senza glia altri, di amare soltanto quelli che mi assecondano. Scriveva don Tonino Bello:
“L’acidità ci inquina. Stiamo diventando corazze. Più che luoghi d’incontro, siamo spesso piccoli centri di scomunica reciproca. Tendiamo a chiuderci. La trincea ci affascina più del crocicchio. L’isola sperduta, più dell’arcipelago. Il ripiegamento nel guscio, più della esposizione al sole della comunione e al vento della solidarietà. Sperimentiamo la persona più come solitario auto-possesso, che come momento di apertura al prossimo. E l’altro, lo vediamo più come limite del nostro essere, che come soglia dove cominciamo a esistere veramente”.
A tutti l’augurio che il mistero della Trinità, difficile da spiegare e bello da vivere, sia la festa degli ex-delusi della vita, nel cui cuore all’improvviso dilaga la speranza. “Che sia anche la festa in cui il traboccamento della comunione venga a lambire le sponde della nostra isola solitaria“.