Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti» (cfr. Matteo 13,1-23).
Quel giorno, Gesù esce di casa e se ne va al mare. Chissà cosa avesse in testa quella mattina. Non lo sappiamo.
Quel giorno, in riva al mare c’era tantissima gente: discepoli fedeli, semplici curiosi, complottisti sospettosi e bagnanti del tutto ignari. E chissà quanti altri. Non lo sappiamo.
Quel giorno, si incontrano lo sguardo di Gesù e i variegati desideri di vita della folla. Come nelle messe estive all’aperto, la domenica sera. I cristiani che non possono rinunciare all’eucaristia neppure d’estate, quelli che ci sono abituati, quelli che accompagnano la moglie o la zia anziana, quelli invitati da qualcuno e quelli lì per caso. Non lo sappiamo.
A tutti Gesù rivolge un insegnamento, per rivelare il cuore di Dio, come un contadino che esce a seminare.
Lo sanno tutti che il seme va gettato sulla terra buona, perché possa portare frutto. E, infatti, la parte che cade sul terreno buono, dà frutto.
I soliti perfettini avranno notato l’incongruenza. Perché gettare il seme sulla strada, dove sarà subito mangiato dagli uccelli? E perché in mezzo ai sassi, dove c’è poca terra e il sole brucerà i germogli? E perché tra i cespugli spinosi, che soffocheranno ogni tentativo di crescita?
Gli studiosi della Scrittura hanno provato a giustificare un modo di seminare così spregiudicato e sconveniente. Pare che al tempo di Gesù si seminasse ovunque e successivamente si zappasse il terreno.
Quanto ci urta, quando Dio non agisce come ci aspetteremmo! Quanto rosichiamo, se il Signore non rispetta i nostri schemi!
Quella mattina, sulla riva del mare, Gesù ha voluto insegnare alla folla che la sua Parola è come un seme che dona la vita. Dio è un seminatore pazzo, che vuole donare la vita a tutti, anche a chi non la meriterebbe. Vuole buttare il seme anche su quei terreni infecondi.
Dio continua a seminare la sua Parola nella mia vita, anche se non sono buono. Continua a sperare che io possa portare frutto, anche se non sono coerente. Anche se tra cinque minuti me lo sono dimenticato. Anche se mi piacerebbe, ma non ce la faccio. Anche se continuo a mettere altre cose, avanti a lui.
Gesù ci dice che, nonostante tutto, ci viene donata la sua Parola, che è come la pioggia e la neve, che scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, «perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia» (cfr. Isaia 55,10-11). Questo sappiamo con certezza.
Che bellezza vede in te Dio! Quanto è disposto a perdere, purché tu riceva la vita! Quanto deve amarmi, per credere che anche io possa germogliare e portare frutto. «Chi ha orecchi, ascolti».