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Vi ho già detto che il Vangelo non può essere propriamente definito un libro di storia, anche se conserva dei fondamenti storici. Né può essere definito un libro di morale o di spiritualità.
Anche se il Vangelo si presenta sotto forma di un libro, non è propriamente neanche un libro. L’ho paragonato a una "torcia elettrica", che illumina la vita e ho promesso di spiegarvi come lo utilizzo concretamente, per dare luce alla vita quotidiana.
Ho detto anche che il Vangelo è una bella notizia! Questo è il significato originale della parola euanghélion: “bella notizia”. E nel prossimo podcast vi racconterò qual è questa bella notizia, che illumina la vita.
Infine, vi ho anche detto che il Vangelo è una bella notizia che scaturisce dall’incontro con una persona, che si chiama Gesù, nato intorno all’anno 754 dalla fondazione di Roma, mentre era imperatore del mondo intero Cesare Ottaviano Augusto.
Ma come posso incontrare oggi una persona vissuta più di duemila anni fa? E questa persona che c’entra con la mia vita? Un fatto accaduto oltre duemila anni fa come può essere una bella notizia per me, oggi?
Per il momento, mettiamo da parte queste domande e apriamo per la prima volta il Vangelo. Scelgo una pagina del vangelo secondo Marco.
Gesù ad un certo punto della sua vita, non sappiamo bene quando, si mette ad insegnare e chiama, come discepoli, quattro pescatori di un fiorente villaggio sulla riva del lago di Tiberiade. Li chiama a seguirlo. Sono Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni. Lasciano tutto e lo seguono.
Ascoltate con attenzione.
Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi (Marco 1,21-22).
L’insegnamento di Gesù è un “vangelo”, cioè una “bella notizia”. E infatti tutti quelli che sono riuniti ad ascoltarlo sono meravigliati, poiché non si tratta del solito insegnamento, della solita predica, del solito maestro. Non è come gli scribi, che erano una specie di catechisti o di teologi, in quel tempo.
Gesù insegna come uno che ha autorità, cioè come uno che non ripete la lezioncina a memoria, ma parla con la vita. Anzi, di più: parlando, comunica vita. Non fa una predica monotona e generica, ma riesce a entrare in sintonia con la vita e il cuore dei suoi ascoltatori. Le sue parole sono diverse, coinvolgenti, toccanti. Molto spesso provocatorie.
E infatti, c’è uno che si sente toccare più di tutti gli altri. Ascoltate ancora.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: "Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!". E Gesù gli ordinò severamente: "Taci! Esci da lui!". E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui (Marco 1,23-26).
C’è uno che ha un peso nel cuore: è posseduto da uno spirito che lo blocca e gli impedisce di vivere. Questo significa “spirito impuro”: un movimento interiore che mi impedisce di vivere felice. Mi chiedo: oggi, concretamente, cosa impedisce la mia felicità? Cosa, dentro di me, mi impedisce di vivere?
Quest’uomo ascolta le parole di Gesù, che lo invita alla vita, ma egli non riesce a vivere. Non ne conosciamo la ragione precisa. Ciascuno ha il suo carico, il suo blocco, il suo spirito impuro da cui non riesce a liberarsi.
E allora grida la domanda che gli esce dal cuore: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?». Che cosa vuoi da me? Cosa c’entri con me? Sei venuto a liberarmi o a complicarmi la vita?
Queste sono le domande che devono accompagnare l’ascolto di ogni parola del Vangelo, pagina dopo pagina. Queste sono le domande vere da rivolgere a Dio. Questa è la disposizione del cuore necessaria, per la comprensione della Scrittura.
«Ma che c’entri con me? Sei venuto a liberarmi o a complicarmi la vita? Sei venuto a salvarmi o a giudicarmi? Sei mio amico o mio nemico? Da che parte stai?».
Tutto il Vangelo sarà la risposta a questa domanda, che spesso affiora anche dal nostro cuore, come un grido a Dio: «Tu chi sei veramente, per me?».
Questo accade perché non stai semplicemente davanti a un libro, non stai soltanto ascoltando una storia, ma stai incontrando una persona, che si chiama Gesù, il quale ha una "bella notizia" per la tua vita.
Quando Gesù perdonava i peccatori, gli scribi si domandano «Perché costui parla così? …Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». E quando Gesù e i suoi discepoli non rispettano alcune prescrizioni religiose, i farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?».
Quando comanda al mare per placare la tempesta, gli apostoli si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». E mentre camminava sulle acque del mare, gli stessi apostoli si domandavano: «Ma è lui o un fantasma?».
Un giorno, Gesù, guarda negli occhi i suoi amici più cari e domanda: «La gente, chi dice che io sia?». Ascolta qualche risposta generica e, poi, diritto al cuore: «Ma voi, chi dite che io sia?». Questa domanda è il cuore di tutto il Vangelo, dall’inizio fino alla passione, morte e risurrezione. Ma di questo parleremo un’altra volta.
Se cerchi con sincerità, se sei disposto a mettere in discussione tutto, fino a lasciarti sconvolgere, allora il Vangelo si aprirà davanti ai tuoi occhi. Se, invece, apri queste pagine con la presunzione di sapere già tutto, allora queste pagine si chiuderanno davanti a te e rimarrai confuso e arido.
Quel giorno, come ci racconta l’evangelista Marco, nella sinagoga di Cafarnao…
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!". (Marco 1,27)
E qual è questo insegnamento nuovo? Questa bella notizia?
Te ne parlerò la prossima volta. Nel frattempo, prova ad aprire il Vangelo per conto tuo. Sfogliane qualche pagina, come ti suggerisce il cuore. E ricordati queste domande: «Ma che c’entri con me? Sei venuto a liberarmi o a complicarmi la vita? Sei venuto a salvarmi o a giudicarmi? Sei mio amico o mio nemico? Da che parte stai?».